San Lorenzo: Un quartiere in movimento

Autore: filarete Pubblicato il:

San Lorenzo: un quartiere in movimento

Fotografie di 
Massimo Agus, Simone Bacci, Valery Baldereschi, Silvia Sofia Barrios, Monica Benedettini, Manuel Costantini, Alessio Del Lama, Federica Di Giovanni, Kreshnik Gropcaj, Francesca Lenzi, Irene Lombardi, Andrea Lucherini, Gabriele Lungarella, Gianluca Maver, Sara Messina, Viola Pinzi, Marta Primavera, Anatol Rotman, Catia Siligardi, George Tatge, Melanie Tralongo, Tatiana Uzlova, Danilo Zappulla

martedì 20 maggio 2008 ore 12,30
Palazzo Medici Riccardi (sala affresco Madonna di F. Lippi)
videoproiezione (installazione a cura di Jacopo Mariani e Matteo Marangoni)

mercoledì 21 maggio 2008 ore 19
fsmgallery – Via San Zanobi 19r, Firenze
mostra fotografica – dal 21 maggio al 14 giugno

venerdì 23 maggio 2008 ore 12,30
Mercato Centrale di San Lorenzo
mostra fotografica e cartoline

In collaborazione con:
Il Genio Fiorentino, Associazione INSIEME per San Lorenzo, Comune di Firenze

 

Difficile “fermare” il movimento di San Lorenzo. Il quartiere non sta fermo: né può farlo. È il porto del centro storico: stazione, fortezza, mercato centrale, Via Nazionale, Via Cavour, varchi attraverso i quali mezzo mondo entra a Firenze, ne esce, la consuma.

È la più alta concentrazione di uomini, stranieri, merci, traffico; margine dell’inquieta città degli studenti, monopolio della nuova comunicazione, con internet points sempre pieni; oscilla fra la città dei turisti – dal Duomo all’Arno – e la città ottocentesca dei fiorentini, da Piazza Indipendenza, per la ex-manifattura del Sant’Orsola, l’Accademia, l’Università, fino all’altro polo mercantile, Sant’Ambrogio-Piazza Beccaria.
Cifra del suo eterno muoversi, le valigie e i carretti trascinati senza posa tra le grandi emergenze architettoniche, oggi frastornate escrescenze.

Ma San Lorenzo si muove non di solo movimento locale: muta verso una forma, definire la quale è oggi un compito urgente per la politica del centro storico.
Forma finora non governata, premuta da mutamenti non previsti. Spostamenti di popolazioni (residenti che vanno, nuovi che arrivano, non amalgamati, altri che mordono e fuggono, lasciando denaro, ma anche disordine); nuove le cose da vendere e i modi di venderle, spesso anarchici; il traffico, un’onda di acido corrosivo; il tessuto urbano che perde pezzi (Sant’Orsola, l’Apollo), e non riesce a metabolizzarne i detriti; i protagonisti tradizionali di commercio, cultura e artigianato svaniti, indefiniti i nuovi; le mille oscene deiezioni del degrado fisico, dell’illegalità, di un’incuria inaccettabile.

L’occhio dell’obbiettivo, soprattutto se disincantato e anticonformista, è un’occasione per “fermare” il quartiere, prendere fiato, fare il punto. Riflettere su immagini colte da occhi freschi, può servire a chi dovrà nei prossimi anni scegliere se San Lorenzo debba sfarsi del tutto o recuperare (o inventare) una sua identità ed energie sopite.
Sì che si possa dire: «abito, vivo, lavoro a San Lorenzo e non in un non-luogo, in un outlet dello spirito».

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