Nel cuore del quartiere di San Lorenzo, la Fondazione Studio Marangoni, in collaborazione con le associazioni locali, ha dato vita a St’O aperta (Sant’Orsola aperta), un progetto che ha animato uno dei luoghi più emblematici e dimenticati di Firenze. Durante tre giornate, incontri, installazioni, esposizioni, reading e musica hanno trasformato Sant’Orsola e il quartiere in un laboratorio di visioni e memorie collettive, incentrato sulla riflessione sul futuro della città.
L’iniziativa, realizzata nell’ambito dell’Estate Fiorentina, è stata concepita come un “oratorio laico”, capace di narrare simbolicamente il rapporto tra la città e il rione. La manifestazione ha preso il via dal sagrato della Basilica di San Lorenzo, dove 11.000 garofani, ispirati alla leggenda di Sant’Orsola e allo spettacolo Nelken di Pina Bausch, sono stati distribuiti ai cittadini. Questi ultimi, in cambio, hanno offerto immagini e ricordi legati al quartiere. Il percorso si è snodato attraverso tappe significative, come Palazzo Medici Riccardi, le Cappelle Medicee, il Mercato Centrale e storici esercizi commerciali, dando vita a narrazioni collettive ispirate a testi di Pratolini, Palazzeschi, Dante e altri autori.
Il viaggio si è concluso nel cortile di Sant’Orsola, dove i garofani sono stati disposti a creare un tappeto poetico. Qui, un’installazione fotografica ha trasformato lo spazio in un oratorio aperto, invitando il pubblico a immaginare nuovi usi per questo luogo dimenticato. Le immagini realizzate dagli studenti della Fondazione Studio Marangoni hanno interpretato l’ossatura interna del complesso, esposta sia sulle mura esterne che all’interno, costruendo un dialogo visivo tra il “guscio” di Sant’Orsola e le sue anime.
Durante l’evento, artisti, poeti, fotografi e musicisti hanno collaborato per restituire un’immagine corale del quartiere, intrecciando storie e prospettive. I visitatori hanno così potuto riscoprire Sant’Orsola come uno spazio in divenire, simbolo della necessità di riappropriarsi di luoghi storici per sottrarli all’abbandono e alla pressione del turismo di massa.